Iconografia

Il profondo bisogno di ricerca interiore, mi ha condotto dopo tanta sofferenza, a intraprendere un cammino spirituale e guidata dalla sapiente direzione di un padre gesuita fra i piu' conosciuti non solo in Calabria , ma nel mondo, ho intrapreso il cammino dell'iconografia. Essa è sospesa fra cielo e terra, messaggio volto alla contemplazione delle cose di Dio. E' un cammino impervio, costellato da grandi momenti di cedimento spirituale e morale,ma che sempre come una carezza all'anima, mi ha accompagnato e mi accompagna , parallelamente al mio dipingere soggetti che nulla hanno a che vedere con il percorso suddetto. Il mondo delle icone è un mondo affascinante. Ricco di storia, patimenti,di lotte, di martiri che hanno difeso con la loro vita il culto verso le immagini sacre. Nel periodo dell'iconoclasmo infatti, molte furono le icone distrutte, poichè si riteneva fossero blasfeme. San Giovanni Damasceno, sacerdote e dottore della Chiesa, fu tra i primi a distinguere, nel culto pubblico e privato dei cristiani, fra adorazione (latreia) e venerazione (proskynesis): la prima si può rivolgere soltanto a Dio, sommamente spirituale,ragion per cui ci si prostra per l'adorazione solo davanti all'Eucarestia;la seconda invece può utilizzare un'immagine per rivolgersi a colui che viene rappresentato nell'immagine stessa. Nel caso specifico dell'icona, ovviamente, il Santo non può in nessun caso essere identificato con la materia di cui l'icona è composta. Questa distinzione si rivelò subito molto importante per rispondere in modo cristiano a coloro che pretendevano come universale e perenne l'osservanza del divieto severo dell'Antico Testamento sull'utilizzazione cultuale delle immagini. Questa era la grande discussione anche nel mondo islamico, che accetta questa tradizione ebraica dell'esclusione totale di immagini nel culto. I cristiani, in questo contesto, hanno discusso del problema e trovato la giustificazione per la venerazione delle immagini. Giovanni Damasceno Così scrisse : “In altri tempi Dio non era mai stato rappresentato in immagine, essendo incorporeo e senza volto. Ma poiché ora Dio è stato visto nella carne ed è vissuto tra gli uomini, io rappresento ciò che è visibile in Dio. Io non venero la materia, ma il Creatore della materia, che si è fatto materia per me e si è degnato abitare nella materia e operare la mia salvezza attraverso la materia.” Con l'incarnazione di Cristo Dio si e' reso visibile all'uomo permettendogli cosi di raffigurarlo nelle sembianze del suo Figlio Unigenito. Solo dopo lunghi patimenti e Concili fu ristabilito il culto delle icone. Oggi nelle chiese di rito greco bizantino e ortodosse, si festeggia la Festa dell'Ortodossia a ricordo del definitivo ristabilimento del culto delle immagini sacre a opera dell'imperatrice Teodora (843) Affascinante e' la tecnica di esecuzione iconografica. La preparazione della tavola secondo l'antica tradizione vuole che la stessa sia scelta con cura in legno di tiglio, betulla, faggio, quercia, cedro o abete, ovviamente ben stagionate,alla quale segue una lunga lavorazione per l'ingessatura che prevede l'utilizzo di materiali quali gesso di Bologna o di Meudon sapientemente miscelati con colla di coniglio per rendere idonea e solida la superfice su cui andra' ad essere eseguita l'icona. Per l'esecuzione pittorica si utilizzano i pigmenti naturali diluiti con un un “medium” ottenuto dalla miscelazione del tuorlo dell'uovo con l'aceto.Tutto ciò completa il ciclo dell'icona, che è “viva” e partecipa al compimento del Disegno Divino tramite la conversione dei cuori di coloro che ad essa volgono lo sguardo con devozione e venerazione. Un tempo era utilizzata come “Vangelo per i poveri” poichè l'indice di analfabetismo era altissimo e la contemplazione delle immagini permetteva a chi non sapeva nè leggere, nè scrivere di entrare nel Mistero Divino. L'icona e' un sacramentale.Dopo che il padre spirituale la approva, essa viene benedetta seguendo un rito che la consacra a tutti gli effetti e la rende degna di venerazione. Nel momento in cui si appresta a dipingere un'icona,l'iconografo deve essere in stato di Grazia e soprattutto conoscere ciò che sta andando a rappresentare. I modelli sono sempre gli stessi tramadati da secoli. Nell'eseguire la riproduzione di un soggetto iconografico, solitamente si cerca di risalire al modello originario, giunto a noi attraverso molte mani e diversità di esecuzione, pur mantendo i canoni dello stesso. Quello dell'iconografo dunque, e' un lavoro di competenza e ricerca continua.Un percorso di studio,non solo a livello interiore personale ma soprattutto a livello storico e tecnico di tutti i passaggi evolutivi che hanno accompagnato il cammino dei tanti iconografi che si sono succeduti nel tempo,permettendo che a noi arrivasse cio' che è oggi immenso patrimonio dell'umanità.E' un percorso di accompagnamento alla conoscenza e allo studio della Sacra Scrittura. Considero quello dell'iconografia uno dei doni piu' belli che il Signore abbia voluto farmi. Essa e' il mio modo di pregare. Attraverso l'icona si crea un canale d'amore divino che irradia donandosi all'altro. E' per questo motivo che per scelta personale fino ad oggi non ho mai fatto commercio delle mie icone , perche' “gratuitamente vi e' stato dato, gratuitamente donate”.