Dicono di me

Pasquale Solano

Dall'arte Bizantina all'iconografia sacra, attraverso le cromie dell’Artista

Alessandra Scanga

La riscoperta delle nostre origini

Nuccio Mula

Critica alle opere

La poetica dell'animo femminile nell'arte di Rita Mantuano

di Giulia Fresca

LIBERTÀ DEL COLORE NELLE TELE DI RITA MANTUANO

di Vincenzo Napolillo

RECENSIONE CRITICA DI ROSA DIDONNA

"DISAGIO ESISTENZIALE NEL VIAGGIO DEI COLORI DELL'ANIMA"

San Francesco di Paola, è un Santo , molto conosciuto nel mondo, non solo nell’ambito territoriale calabrese, che già in vita, lo ha visto Protagonista, di prestigiosi e divini prodigi, quelli che la Pietà popolare, definisce miracoli. Era molto amato dai suoi conterranei del tempo ed il suo operato, era sempre diretto a favore della povera gente, mentre veniva osannato nell’ambito meridionale d’Italia, per poi assumere una dimensione universale. Fondò l’Ordine dei Minimi già riconosciuto dalla bolla pontificia come Congregazione eremitica paolana di San Francesco d'Assisi e seguì una povera ed umile condizione di vita, che si basava sull’esempio e gli insegnamenti di Gesù Cristo, nonché del Poverello d’Assisi. Non solo passò giustamente agli onori degli altari, grazie al capitolo vaticano di Papa Leone X°, ma fu dichiarato Celeste Patrono presso Dio della Calabria, da Papa Giovanni XXIII°, mentre L’Unicef, lo ha proclamato Ambasciatore dei bambini e dei giovani di tutta la Calabria –Pure la Sovrana, Regina Paola Ruffo di Calabria, Moglie di Alberto II° Re del Belgio, ha una particolare devozione per questo Santo. Non solo nell’ambito Calabrese, ma anche in varie regioni d’Italia, si venera San Francesco di Paola,in Chiese a Lui intitolate,per non parlare poi delle Congregazioni dell’America Latina. Per questo mi piace definirlo un “ Santo Universale”- Paola,la graziosa Città In provincia di Cosenza, che nel 1416 gli ha dato i Natali, quest’anno nel VI° Centenario della nascita, vuole ricordarlo con un’eccellente esposizione pittorica,alla quale partecipano Artisti ,provenienti con le loro opere,da ogni parte del Pianeta- E’ un modo come un altro,di rendere omaggio attraverso l’arte, ad uno dei suoi Figli Migliori e tutta la regione Calabria e’ pienamente favorevole a questa iniziativa- In passato Famosi Artisti, hanno creata la loro versione, per illustrare San Francesco da Paola, con opere di straordinaria bellezza, che hanno coinvolto positivamente, anche il mondo della Critica, come il Dipinto di Francesco Cappella, che Illustra il Santo in uno dei suoi miracoli-Personalmente, credo che esistano delle assonanze o similitudini , tra i miracoli di Gesù e quelli Compiuti da San Francesco di Paola. Infatti, Gesù, diede da mangiare alla folla, che lo ascoltava, con un suo prodigio, tramite la moltiplicazione dei pani e la medesima cosa, fa il Nostro Santo in un paesino della Calabria che si chiama Galatro, ad un certo Cola Banaro ed altri suoi amici, che non avevano da mangiare- Un’ altro miracolo compiuto da Nostro Signore, fu quello di camminare sull’acqua, sfidando le leggi gravitazionali della fisica e la medesima cosa, avviene anche con San Francesco di Paola, il quale,dopo un netto rifiuto, da parte di un barcaiolo, che doveva trasportarlo assieme ai suoi seguaci via mare, fino alla vicina Sicilia, stende il mantello sulle acque, e su questa “ Imbarcazione”, attraversa Lo stretto di Messina.Nessuno potrà mai dimenticarlo e nemmeno le Autorità Civili e Religiose di Paola, che vogliono ricordarlo, per il grande valore umano e cristiano, nel VI° centenario della nascita-Quello che però mi sorprende di più, in questa esposizione, e’ l’opera della Pittrice Rita Mantuano da Cosenza, la quale con una sua realizzazione pittorica, sulle orme dello stile bizantino, rende omaggio al Santo, con una spettacolare, quanto povera e sacra iconografia. Infatti l’Autrice di cui parlo, non colloca nel suo dipinto il Santo, in una dimensione surreale, paradisiaca per intenderci,attorniato magari da una Corte celeste, in cui sono quasi sempre presenti gli Amorini e Creature spirituali, tipo Angeli- Seguendo proprio l’esempio e l’umiltà di San Francesco, lo raffigura mentre una Mano Divina, gli infonde la Charitas, un termine Greco, che in realtà significa Amore- Infatti la sacra Scrittura,dove dice che Dio e’ Carità, vuole intendere che Dio e’ Amore, specialmente verso i fratelli e San Francesco, questo lo sapeva benissimo dato che applicò la carità, come proprio stile di Vita-Naturalmente la “ Mantuano” , ha raffigurato anche l’immancabile bastone e la povertà del saio francescano- L’arte Bizantina, ebbe le sue origini, nella Città che oggi noi chiamiamo Istanbul, fondata dall’Imperatore Costantino alla quale diede il nome di Costantinopoli, sulle rovine dell’antica Bisanzio ( Da qui il nome stile Bizantino),corrente artistica, che in Italia, raggiunse il suo culmine, nei celebri mosaici di Ravenna- L’iconografia Sacra, nella maggior parte di questa corrente,venne utilizzata dalla Chiesa Ortodossa e quasi sempre le immagini, possiedono una gradevole quanta immensa gradazione di luce- Questo stile, è stato applicato anche nell’opera di Rita Mantuano da Cosenza, nell’illustrare il Santo di origine Calabrese- Al di là di ogni giudizio,positivo o negativo che sia, c’e’ da aggiungere un’ulteriore considerazione,che ora vado ad illustrare: Al tempo del Santo,ancora non esistevano i colori veri e propri che utilizziamo oggi ed ogni artista, doveva crearsi anche i supporti. Le tele, specialmente quelle utilizzate per le Pale d’Altare, dovevano subire un appropriato trattamento artigianale, prima di essere utilizzate per la pittura- Infatti al tessuto, venivano aggiunti, un gesso particolare , con dei leganti speciali dell’epoca, tipo colla di pesce o di coniglio. Anche l’arte Bizantina, aveva le sue regole d’esecuzione, tra cui la creazione delle tempere,ricavate per il colore, amalgamando uova, collante ed erbe o minerali, per ottenere la tinta desiderata- Non dobbiamo meravigliarci poi più di tanto, se pensiamo che anche Leonardo, nel suo famoso Cenacolo ,utilizzò appunto le uova. Certo oggi, con le aneline ed i moderni preparati, con la chimica che ha fatto passi da gigante, la tempera, si ottiene in maniera diversa- Al tempo di San Francesco di Paola,con questa tecnica, venivano create opere di inestimabile valore, che sono giunte fino a noi, magari dopo qualche piccolo intervento di restauro- La Pittrice Rita Mantuano da Cosenza, ha voluto di propria volontà e scelta, rispettare queste regole, attenendosi scrupolosamente alle ricette Bizantine, proprio per rispettare l’epoca del Santo: Infatti, ha utilizzato come supporto, una superficie lignea di Tiglio, di cm 30 x 35, sulla quale ha stesa l’ingessatura, ed una volta asciutta, ha dato il via all’esecuzione, proprio con la tempera all’uovo, arricchita’ però dalla foglia-oro, usata ampiamente sulle superfici pastellate delle cornici- Il risultato,come ben si può notare, e’ sotto gli occhi di tutti e quindi a lavoro ultimato, abbiamo una doppia opera,cioè un’opera sull’opera. Chi s’intende d’arte, sa perfettamente cosa voglio dire- I volumi piani del dipinto, rispettano la norma e sono contenuti, ciò vale a dire,che sono in fedele armonia con la realtà, senza eccedere nelle campiture, mentre i contorni espongono nei loro ragionevoli contrasti, un senso sacro -iconografico, che risulta aggraziato, all’occhio dell’Osservatore, il quale a sua volta, probabilmente convinto dalla bellezza dell’opera, entra come il Santo, in una profonda estasi Cromatica.
Pasquale Solano
Critico d'arte
Rita Mantuano è un’artista calabrese che cerca di imporsi nel faticoso scenario del mondo dell’arte. Un mondo che sempre meno impiega denaro in artisti emergenti. Ciò che colpisce della sua arte è il tentativo di riscoprire Il “nostro”passato,  in particolare le nostre origini Calabresi, ricco di impronte tangibili che i numerosi popoli hanno lasciato nel corso del tempo e che si ripercuotono nelle tradizioni, negli usi, nei costumi e nel modo di vivere di oggi. I suoi quadri, infatti, partono dalle origini di tutti noi fino ad arrivare a qualcosa di strettamente personale. Molte sue opere, hanno come soggetto una figura femminile avvincente, ma in una in particolare, la donna viene raffigurata combattiva e bellicosa  dal momento che rimanderebbe a Brutia, famosa guerriera che conquistò il colle su cui si eresse Cosentia, (l’attuale città di Cosenza). Ovviamente è reinterpretata in modo del tutto personale, ma ciò che è importante è il riferimento alla volontà belligerante dell’artista stessa di raggiungere una proprio appagamento personale in questo complicato ambiente artistico.    In alcuni momenti, questa ascesa è quasi percepita come un’utopia, come qualcosa di irraggiungibile e di inafferrabile e tale fatto provoca sicuramente un’angoscia interiore che si ripercuote sul suo vivere quotidiano e che l’artista trasmette attraverso la sua arte, per mezzo di pennellate corpose, vive e palpabili. Questa sua inquietudine può essere risanata solo da un’entità superiore, a cui tutti ci aggrappiamo nei momenti di sconforto, proprio come si intravede in alcuni suoi quadri pervasi da una luce dorata e simbolica, e per questo la fede rappresenta per l’artista un appiglio di salvezza interiore.
Alessandra Scanga
Storico e critico dell'arte
Eteroguidata dall’Iperumano di vividi automatismi trasfiguranti, Rita Mantuano, che già vanta un intenso e qualificato curriculum di affermazioni nel contesto artistico nazionale, prosegue ad affabularci con l’ispirata  sapienza del suo “excurrere” per Vaticini di Segnali, Pulsioni di Fede, Fulgori d’Arcano e Carismi dell’Estro sui tragitti d’un misticismo cartografato da scaturigini espressive talmente intrise di Purezza da rivelarsi, più che materiali Essenze di meccanismi d’un reiterarsi dell’interpretare e del ri / creare, trascendenti Epifanie di autentiche Presenze dell’Oltre in alta Ostensione di Acherotipie da evocazioni segrete nel Supersegno d’un approccio sublimato attraverso quelle ardenti suppliche al Sacro che nascono e ascendono verso il Cielo dal “Logos” dell’Ortodossia per poi tornare, istantaneamente, a risorgere su Evangeliari di Silente Illuminazione. Ma l’Arte di Rita Mantuano sa ed intende sempre diversificarsi, distinguersi, qualificarsi ed imporsi (e ben oltre la tracciabilità dei tanti e troppi binari precostituiti ed imposti dall’omologazione del massificare) anche quando le varie coordinate dell’Intuire e del Rivelare si spostano dall’Altitudine del Mistero alle Cartografie dell’Immanente, anch’esse minuziosamente monitorate per irrituali teorie di scansioni nel reiterarsi esoterico d’un umanissimo eppure castissimo sedurre per Volti e Corpi evocati ad appalesarsi e denudarsi, fuori e dentro, su Scenari di Sentimenti e Stati d’Animo, in un costante, autonomo, umile invito a donare risposte a quesiti d’Angoscia e d’Amore, benché costantemente su Strutture di Compostezza e di Rispetto, in cui Occhi aperti e chiusi lanciano Rosari di Palpiti ed attendono Soluzioni di Enigmi celati dentro gli Universi dell’Io, ed in cui misurate Incursioni di Simboli vanno a guidarci fra segreti Labirinti di Memoria storica territoriale. Di questo e altro rimarrete ammaliati, grazie a Rita Mantuano, la cui Arte vi carezzerà lo Sguardo e il Cuore.
  Prof. Nuccio Mula
scrittore, giornalista
Docente universitario di Filosofia e Fenomenologie dell’Arte, di Teoria della Percezione e Psicologia della Forma, componente dell’Associazione Internazionale Critici d’Arte, Parigi
Ogni artista lascia un suo segno, interpreta a suo modo il mondo e ci regala un messaggio liberatorio che nasce dal segreto della sua storia interiore, un angolo misterioso e suggestivo, dove la mediazione tra il pretesto e la resa poetica avviene per virtù di cultura e sensibilità. L’onestà artistica è solo sincerità di creazione nell’ambito della propria ricerca. Una ricerca che inizia a vivere nell’intimo, dove nascono tutti i risultati lirici ed anche tutti i fallimenti. È laggiù, in quell’angolo colto e mite delle rimembranze, che Rita Mantuano inventa se stessa e riesce a far vivere le sue figure di vita autonoma, riesce a farle esistere dentro gli schemi senza farle abdicare, ponendole come simbolo stilizzato di una inquietudine. Le figure di Rita Mantuano, che rimandano alle iconografie bizantine, rimangono comunque misteriose ed allusive, e pure materialmente esatte, scandite in spazi giusti e costruite a misura di amore umano. Da qui la loro quiete e la loro ansia di donne impreziosite di solitudine, generate dentro uno spazio di terra e cielo, con la loro carne arricchita di una luce che le carica di significati terreni, senza ucciderle o divinizzarle. In questa luce, l’artista, ci offre una sua precisa dimensione del tempo e le sue figure si stagliano a segnare una stagione di malinconia e di bruciate esperienze. Essere donna e dipingere le donne con l’anima femminile. È ciò che fa Rita Mantuano che, nell’affinare la visualità percettiva della sua concettualità, delinea, in un sobrio ed articolato contesto, tutte le intime sensazioni, anche le più recondite, insite nell’animo mediante una coerente e suadente sinfonia ben resa dalle cromie ottenute dall’amalgama della tavolozza. I colori infatti, sono la chiave di lettura del suo “linguaggio”: sobri e pastosi nelle scelte timbriche, caldi nelle intonazioni, dai tenui toni delicati nelle stesure, con accentuate pigmentazioni, a volte molto ardite negli accostamenti, delineano i variegati aspetti della complessa interiorità della psiche femminile espressa nelle sfaccettature più recondite, e permettono di coglierne, in un contesto di spazi bene articolati, tutte le possibili sensazioni percettibili in grado di comunicare delle gradevoli ed attese emozioni quasi palpabili. La ricerca della perfezione, attraverso una contemporaneità da distillare e da fissare nell’opera, vanno di pari passo con una tecnica alimentata ed affinata nelle prove che si sono succedute nel corso degli anni. Ma questo servirebbe solo alla veste esteriore senza il soccorso dell’anima che la Mantuano riesce ad infondere nell’intimo di ogni creazione.
Giulia Fresca
Critico d'arte, ingegnere, scrittrice, giornalista, assessore ai lavori pubblici del comune di Cosenza
Rita Mantuano è una giovane pittrice che conduce una vita tranquilla ma intensa, lontana dal frastuono, costellata di continuo e fecondo lavoro artistico e di attiva partecipazione ai fermenti culturali della sua città. Nelle tele di Mantuano prevalgono i rimandi alla dinamica luce-colore, l’appassionata difesa della libertà espressiva, la felicità dei momenti creativi che arricchiscono le immagini e le forme della sua sensibilità di narratrice affabile e affabulante. La pittrice non rimane chiusa in se stessa, isolata in pensieri personali, ma coinvolge il pubblico disposto a meditare sui fenomeni sociali, religiosi e sui contenuti estetici, e a rispettare la verità e le persone. Rita Mantuano ha tuttavia individuato nella società contemporanea l’attaccamento ossessivo agli oggetti che sottomette e contamina finanche i sentimenti e la cultura. Il suo lavoro si applica sugli «effetti materici», che accentuano il tema dell’arte come strumento di liberazione dall’angoscia mantenendo sempre una valenza espressiva e comunicativa. Nella tela «Autoritratto» la domanda è imperniata «su due gambe», ossia su atteggiamenti di riflessione e di avversione alle nevrosi che oggi sono scambiate, purtroppo, per normalità di vita. La pittrice suggerisce che è meglio elevarsi verso l’infinito anziché tentare come Icaro un tuffo nel vuoto. Né si può ignorare che Rita Mantuano, donna di grande sensibilità e intelletto, è particolarmente incline all’introspezione, con cui mostra il segreto della sua anima, la sua storia e le sue emozioni, ed entra in collisione con il disfacimento del mondo globalizzato e privo di tensione ideale e morale. Nell’opera «Scrutando la fine», la clessidra vuota è la metafora di un’esistenza intollerabile, spinta sul baratro verso la rovina. La vita, però, non può giocare sempre a rimpiattino e alla distruzione: ci sono in essa testimonianze profetiche e una missione da compiere. Il presupposto di numerose tele è la ricerca del divino, che non è inutile sforzo, ma è sollievo di matrice cristiana. Il «Crocefisso» e il «Compianto» sono esempi patetici che illuminano la religiosità e i ritratti di Rita Mantuano evocati con un forte bisogno d’amore e di venerazione. Frequentando il laboratorio d’iconografia «San Luca», presso la comunità dei Gesuiti a Quattromiglia di Rende, Rita Mantuano ha disegnato e dipinto con sottile pennello immagini auliche, che sono state donate alle chiese e ai conventi di Calabria, di Abruzzo e alle Suore di Madre Teresa di Calcutta in India. Le sue icone («Vergine della tenerezza ", «Vergine Maria» e riprodotta da un affresco che si trova in Grecia in una meteora, «Santa Barbara») costituiscono una teologia visiva e parlano al cuore di fede, di speranza, di aneliti di redenzione oppure di utopia che si realizza e fiorisce come un ramo in un mattino primaverile. Il rapporto di Rita Mantuano con la natura è qualcosa di solido e affascinante, che fa pensare alla piccola storia raccontata da Claude Monet quando vide un muratore che aveva messo di fronte a sé una rosa così che, mentre lavorava, poteva di tanto in tanto guardarla e inalare il suo profumo. Potentemente espresse nel loro riassuntivo realismo e inquieta spiritualità sono le figure femminili, che reclamano il riconoscimento dei diritti e della loro dignità, definendo, come si evidenzia nell’opera «Illuminazione», l’esigenza di tutelare la salute per vivere la maternità in maniera del tutto naturale, serena, sgombra da pericolosi e ignobili pensieri. Sia riscopra le radici della civiltà magnogreca e bizantina, sia usi delle tecniche varie e miste (olio, tempera all’uovo su tavola, acrilico su supporto cartonato) nelle quali si apprezzano inserti di foglie d’oro - simbolo di regalità e di rinascita - e applicazioni di rame, il linguaggio pittorico è sempre autonomo, aderente alla visione di Rita Mantuano, che unisce alla felice vena creativa la trasposizione del mondo interiore in termini di stati d’animo e di valori autentici, la padronanza dei mezzi espressivi e l’efficacia dei colori. Rita Mantuano ama intervenire nelle tormentate vicende moderne, esplicare il mito di «Brutia», la donna che aprì le porte cittadine ai lucani fuggitivi, evidenziare la libertà del colore, configurare visioni impregnate di luce e di contenuti memoriali, dare validità artistica all’impianto simbolico, perseguire con entusiasmo e ingegno acuto momenti di rinnovamento, di bellezza dinamica e sensuale, fare ricorso a figure e soluzioni marcate di originalità.
Vincenzo Napolillo
Storico, scrittore
La cultura e l'arte sono le costanti della vita artistica di Rita Mantuano, una serie di pitture e un impegno costante perché «non merita nulla dalla vita chi agli altri non sa dare». L'autrice si dedicata alla diffusione della cultura come fonte di cambiamento del vissuto sociale, in primis quello della psiche, fautrice di mutamenti che attraverso i colori rispecchiano il proprio animo , un vero inno alla vita. L’artista Rita offre al 'suo' pubblico una personale di racconti pittorici ponendo il prisma al centro dell'attenzione e del vissuto . Le opere di Rita Mantuano denotano i disagi esistenziali del grande Edvard Munch richiamando la dipendenza psicologica che si manifesta come "craving", cioè come desiderio intenso e irrefrenabile o sintomi spiacevoli legati all'esistenza di stati d'animo crescenti, fino a creare un legame specifico di volere sviluppare senza mezzi termini le funzioni affettive. Provare un bisogno incontrollato che acquista sempre più importanza nel proprio comportamento . l dipinti affrontano volentieri la figura umana eludendo alle difficoltà e soffermandosi sui dettagli dello sguardo intenso,sui gesti calamitati all’attenzione verso il fruitore in virtù delle cosiddette problematiche riversate e raccolte senza forzature, ma senza alcuna esitazione per una percezione che parte dal profondo. I mezzi espressivi e la padronanza del linguaggio tecnico, si possono convertire in autentiche presenze poetiche. Si potrebbe dire che il suo amore per l’arte è come una spontanea struttura organizzata di momenti mutanti ma sempre più memorabili. L’artista assetata di colore sa resistere per non cadere già vinta alla tentazione della confusione , della luce del sole e mentre il vento soffia leggero la paura assale la sua mente che di fronte alla tela bianca s’innalzano i propri turbamenti . La mente , spazia e insegue ignoti cammini , vive l'estasi scopre il suo cuore già ammalato d’amore x le sue nuance che richiamano la storia di uomini e donne sognanti del risveglio, ancora integro di caldi amori senza null’altro pretendere .La vita non ha più misteri sulle sue tele e sorretta appena dal chiarore delle sue creazioni,gioisce del risveglio quotidiano nella società del nostro tempo.
Rosa Didonna